Nel presentare la prima edizione del Festival della Salute Globale, lo scorso anno, scrivevamo che Salute Globale non significa parlare solo di medicina, ma anche di distribuzione delle risorse nel mondo, di rapporto tra malattie e globalizzazione, di guerre, diritti e povertà, di salute ambientale ed animale, di mobilità umana.
Scrivevamo che avevamo ideato questo Festival, diretto ai cittadini del nostro Paese, come un’opportunità di intelligence, di riflessione e confronto della comunità internazionale sulle sfide imminenti e future della salute e della globalizzazione. Un’occasione per lavorare insieme, virologi, infettivologi, sociologi, epidemiologi, economisti, esperti di sanità pubblica; un’opportunità di dialogo e confronto tra scienziati, industria, mondo della politica e comunità civile.
Ancor di più, la pandemia di COVID-19 che stiamo sperimentando quest’anno ci ricorda che i tradizionali metodi per affrontare le emergenze epidemiche non sono più sufficienti e sottolinea l’importanza di un’azione condivisa, la necessità ed il dovere di essere preparati ad affrontare le sfide del nostro tempo.
Le nuove epidemie, come le grandi epidemie del passato, ci ricordano come i microrganismi “non abbiano bisogno del passaporto per viaggiare”. Lo abbiamo letto nei libri di storia con le epidemie di peste, colera e vaiolo, lo abbiamo sperimentato con l’influenza spagnola, con l’AIDS e con l’Ebola, con l’epidemia di SARS, l’influenza H1N1, la minaccia del virus Zika.
Ora, la veloce diffusione a livello globale dell’infezione da COVID-19 con il suo carico di mortalità sulle persone più fragili, ha reso ancora più evidente la necessità di uno sforzo collettivo e condiviso tra ricerca pubblica e privata per giungere allo sviluppo di un vaccino, come è stato fatto per il virus Ebola, e per lo sviluppo di farmaci antivirali in grado di modificare la storia naturale dell’infezione.
Oggi più che mai dobbiamo preoccuparci dei fattori legati alla crescente mobilità umana, della capacità di virus e batteri di adattarsi, dell’impatto dei conflitti e delle crescenti disuguaglianze di accesso alla salute che aumentano la vulnerabilità dei popoli. A chi si chiedeva cosa fosse la salute globale, la salute globale è questo: è la forte interdipendenza della salute dell’uomo da fattori ambientali, sociali, culturali. Ed è ricerca e azione per la sicurezza sanitaria internazionale, per la lotta contro le disuguaglianze, per il diritto alla salute per tutti in un mondo globalizzato.
In questa seconda edizione del Festival parleremo ovviamente di COVID-19, delle sue origini, delle sue dinamiche di trasmissione, dei determinanti sociali della pandemia, della gestione ed evoluzione della stessa in Italia e nel mondo, dell’impatto nei Paesi economicamente avanzati e nei Paesi a risorse economiche limitate, ma faremo anche pronostici per la salute globale nei prossimi dieci anni, parleremo di sostenibilità, di innovazione, di partnership pubblico- private, di comunicazione scientifica, di “preparedness”, ovvero di quell’insieme di azioni concrete, basate sulla ricerca, adottate come misure precauzionali per far fronte adeguatamente a potenziali disastri, che siano esse epidemie o improvvisi disastri naturali, come accadrà sempre più di frequente a causa dei cambiamenti climatici. Si parlerà quindi di globalizzazione come fondamentale promotore di sviluppo ma anche come potenziale rischio per la diffusione di malattie infettive, malattie croniche e danni ambientali.
Abbiamo gli strumenti per poter agire ma è importante non sottovalutare i rischi e le vulnerabilità, dalle pandemie influenzali all’antibiotico-resistenza, dal cambiamento climatico alle popolazioni vulnerabili e al mancato accesso alle cure. Dobbiamo utilizzare le risorse che abbiamo a disposizione, rendere accessibili i farmaci ed i servizi sanitari di base per tutti, continuare nella ricerca di nuovi farmaci e vaccini, magari incentivando efficaci partnership pubblico-private, contrastare le disuguaglianze e lottare contro i cambiamenti climatici, dobbiamo rafforzare i nostri sistemi sanitari per essere pronti ad affrontare le prossime emergenze, dobbiamo consolidare le nostre politiche economiche e sociali per far fronte alle possibili conseguenze, dobbiamo potenziare la nostra consapevolezza e coscienza civica per lavorare insieme.
Insomma, dobbiamo iniziare a ragionare ed agire in termini di salute globale: di questo parleremo online e a Padova, insieme, dal 9 al 15 novembre.